Museo di Palazzo Palazzo Mocenigo

Palazzo Mocenigo

…PER FILO E PER SEGNO. Personale di Luce Delhove.

Progetto

Tra l’androne al piano terra e il portego al primo piano, una sessantina di opere eseguite nell’arco dell’ultimo decennio di attività dall’artista di origine belga Luce Delhove (1952), che si esprime prevalentemente attraverso le tecniche della grafica d’arte, indagando i possibili sviluppi dell’incisione nell’ambito del contemporaneo. Dai lavori eseguiti con tecniche sperimentali, come le carte impresse, fino alle sculture, che prendono spunto dagli iniziali lavori realizzati ad incisione, e alle ultime realizzazioni in argento.

La mostra, a cura di Maria Letizia Paiato, è organizzata dalla Fondazione Musei Civici di Venezia in collaborazione con “Yoruba – Diffusione arte contemporanea” e Ada Patrizia Fiorillo, docente di arte contemporanea all’Università di Ferrara e rimarrà aperta al pubblico dall’11 settembre al 5 novembre.

La ricerca di Luce Delhove – che torna a Venezia, dove è stata titolare della cattedra di Tecniche dell’Incisione all’Accademia di Belle Arti nel 1993 e dove ha tenuto diverse mostre personali – inizia nello “spazio bidimensionale” dell’incisione, del disegno, della pittura e si espande anche alla terza dimensione con sculture e gioielli, in cui dà prova di grande abilità tecnica e di un’inedita indagine sulla forma. Il percorso della mostra, significativamente, si snoda sul filo conduttore del tessuto, in coincidenza non casuale tra la sede espositiva e il lavoro dell’artista, già da tempo interessata ad esplorare le potenzialità espressive di questo materiale. A partire dalla grande installazione al piano terra, le opere in mostra sono tutte legate alla ricerca sui tessuti e le trame, uno studio che rappresenta un filone peculiare della produzione dell’artista, qui perfettamente integrata con la vocazione delle raccolte del museo. Si stabilisce così un continuo dialogo tra passato e presente: un dialogo che anima questi luoghi carichi di memoria riproponendoli alla luce di un flusso circolatorio che dalle opere di Delhove, dense di atmosfere sulla soglia dell’immaginario, passa ai manufatti del Museo, testimonianza di un’antica ed autoctona tradizione.

“L’artista continua ad essere sobillata dall’idea della traccia, della fioritura giocata sul crinale del dialogo luce-ombra e lo fa sperimentando di continuo tecniche e materiali, a partire da quella matrice che, lo si può dire in senso figurato, si è stampata in lei fin dalla prima ora, padrona come è delle tecniche calcografiche. Lo scavo, del resto per lungo tempo praticato non è abbandonato, se si pensa, per esempio, alle prove a cera molle con le quali nel 2008 fissava sul foglio il variegato universo delle palme; ha solo, con prevalenza, ceduto il passo ad un’impronta diretta che sottrae o addensa materia a seconda della pressione, svelando segni che la luce scopre fino a creare un’aderenza con il corpo reale, vale a dire in questo caso con i fiscoli che, disseminati ai piedi delle svettanti carte, completano questa suggestiva installazione” (Ada Patrizia Fiorillo, 2010).