Museo di Palazzo Palazzo Mocenigo

Palazzo Mocenigo

MAURIZIO PELLEGRIN. Isole: quotidianità tra culto, simbolismo e rappresentazione.

Progetto

Isole è una grande opera unitaria che si snoda in un percorso attraverso otto musei di Venezia, per ciascuno dei quali Maurizio Pellegrin ha concepito e realizzato uno specifico lavoro: installazioni, film, sculture, fotografie, che – pur fortemente e singolarmente caratterizzate – di quest’opera costituiscono le sezioni, assieme agli spazi che le ospitano e che di esse fanno parte integrante.

Il progetto è stato realizzato grazie alla collaborazione tra Musei Civici di Venezia, Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Veneziano, Biblioteca Nazionale Marciana, Museo Storico Navale; è curato da Alice Rubbini con la partecipazione di Michela Rizzo.

Isole parla dell’artista e insieme dei luoghi e degli spazi che ha scelto per ospitare i suoi lavori. Entrambi dicono di Venezia, della continuità tra passato e presente, della sua vitalità nascosta, con distacco dagli stereotipi e dalla volgarità dilagante. Un’opera ambiziosa, che ha richiesto un lungo tempo di gestazione ed esecuzione. Un’opera elegante come è Venezia: una Venezia non solo contenitore di eventi e opere provenienti dall’esterno, ma laboratorio e destinatario di ciò che crea, in un equilibrio che prevede armonia anche nelle dissonanze. Un’opera che tocca con le sue sezioni lo spirito e il corpo, le condizioni dell’animo e della mente. Una visione autobiografica dell’artista in relazione a differenti stati della materia e dello spirito. La pratica di lavori specifici per gli spazi che li contengono fa parte fin dal 1990 della poetica di Maurizio Pellegrin.

Dal soffitto del Salotto delle Quattro Stagioni di Palazzo Mocenigo pende una struttura metallica a sei bracci, che simula uno stendibiancheria di legno usato nella Pennsylvania. Sotto a ogni braccio è posta una serie di oggetti e fili di comunicazione con i bracci stessi. Gli oggetti, che hanno alcune scale cromatiche del bianco, ricordano direttamente o non direttamente manufatti o strumenti relativi ai costumi , abiti, stoffe, filati. Sono simboli di quella quotidianità che elevata a culto del corpo e della mente trasforma un semplice oggetto in un territorio feticistico o di immagine. Uscendo quindi dalla funzione di mera utilità, si assurge allo spazio di un secondo corpo, che parla per noi, ci accompagna e diventa misura sociale e culturale.

Il bianco usato per quest’opera trattiene le energie del moto del fare in funzione di un momento di meditazione, uno stato di immobilità contraddetto dalla grande struttura mobile di metallo circolare. Lo spazio dell’opera diventa luogo dell’evento, l’assenza di tempo ne cristallizza la dinamica permettendo al visitatore una sorta di ripiegamento su se stesso o di sguardo ampio sul mondo.

Oltre a questa sezione allestita a Palazzo Mocenigo, il progetto prevede altre installazioni nei musei sottoelencati:

Palazzo Ducale, Sale dei Cuoi e della Quarantia Criminal: Impermanenza e Trasmigrazione (installazione e filmato)

Museo Correr, Pinacoteca: Lo spazio terzo (installazione di dipinti d’epoca in vario modo trattati mediante apposizione di fili o tessuti)

Sale Monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana: Tracce dell’Essere e Trasformazione, tra decadimento e nuovo stato (installazioni con oggetti e sculture)

Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento Veneziano: Memoria e Permanenza (installazione con fotografie)

Ca’ Pesaro, Galleria Internazionale d’Arte Moderna: Transito e Scorrimento (composizione frammentaria di oggetti ed altri elementi)

Museo d’Arte Orientale: Moltiplicazione dell’essere (installazione)

Museo Storico Navale: Ossessioni dell’essere (installazione e film)