Museo di Palazzo Palazzo Mocenigo

Palazzo Mocenigo

Casanova 1725-2025: l’eredità di un mito tra storia, arte e cinema

Aldo Ravà, estimatore del Settecento

CASANOVA 1725-2025:
L’eredità di un mito tra storia, arte e cinema

29 agosto – 2 novembre 2025
Venezia, Museo di Palazzo Mocenigo, Primo piano

A cura di
Gianni De Luigi
Monica Viero
Luigi Zanini

 

Aldo Ravà, estimatore del Settecento

Il collezionista veneziano Aldo Ravà (Venezia, 1° aprile 1879 – 31 gennaio 1923) fu studioso d’arte e letteratura, profondo e appassionato conoscitore del Settecento e autore di oltre sessanta pubblicazioni dedicate a questo secolo.
Egli creò un rapporto quasi simbiotico con il Settecento veneziano, pubblicando numerosi studi sui suoi protagonisti quali Carlo Goldoni, Giovanni Battista Piazzetta, Pietro Longhi, Marco Pitteri e, naturalmente, Giacomo Casanova.
Fu inoltre tra i primi a riabilitare la fama di Casanova descrivendolo quale acuto interprete del suo tempo e allontanandolo così dallo stereotipo del libertino spregiudicato.

 

Aldo Ravà sulle tracce di Casanova

L’interesse di Ravà su Casanova, al quale dedicò oltre venti studi, ebbe inizio nel 1910 dopo un lungo soggiorno nella cittadina di Dux in Boemia dove Casanova, presso il castello di Waldstain, visse gli ultimi anni da bibliotecario.
A Venezia Ravà iniziò il riordino dei materiali raccolti e ne pubblicò un primo resoconto il 18 settembre 1910 su “Il Marzocco”, nell’articolo Studi casanoviani a Dux, dove descrive il castello di Dux e in particolare la biblioteca:

“è questa una vastissima sala fatta a volta, illuminata da numerose e grandi finestre, tutta dipinta in bianco, come pure bianchi sono gli scaffali e i banchi; sono colà conservati ben 24.000 volumi, fra cui molti incunaboli e preziosi manoscritti; ho osservato che la scelta dei libri è stata fatta con un largo e giudizioso eclettismo: classici greci e latini, opere di medicina, di storia naturale, di diritto, di filosofia e di matematica; belle edizioni francesi del Settecento, illustrate dai grandi incisori, molte collezioni teatrali, ecc. ecc. A questa biblioteca fu preposto Casanova […]”

Ravà prosegue raccontando la ricerca di ulteriori documenti conservati nel castello:

“Domandai perciò allo Schloss Verwalter se non c’era nell’immenso castello un’altra stanza dove si conservassero libri o manoscritti; egli allora mi condusse in una stanzetta a pianterreno […], vidi degli armadi pieni di carte della famiglia Waldstein, che esaminai senza trovare nulla di interessante, e degli scaffali dove sono riposti tre o quattrocento volumi, che, dopo un rapido esame mi convinsi debbano aver costituito la libreria personale di Casanova.”

 

Lettere di donne

A Dux il conte di Waldstein, oltre ad ospitarlo nel suo castello, diede a Ravà licenza di mettere le mani, come meglio avesse creduto, fra le carte lasciate da Casanova.

Il materiale scoperto negli archivi era vastissimo e da questa immensità di fatti e voci, di passioni e carte mai ancora esplorate, si presentarono allo sguardo del ricercatore anche le centinaia di lettere scritte a Casanova dalle molte donne che aveva amato.
Furono proprio queste lettere a colpire l’attenzione di Ravà che, una volta rientrato a Venezia, nell’autunno del 1910 cominciò a lavorare alla pubblicazione del volume che sarebbe uscito per i tipi di Treves nel 1912.

Ma chi era davvero Giacomo Casanova? A rispondere, almeno in parte, è lui stesso nella corrispondenza con le sue numerose amanti.
Nel dicembre del 1797 scrisse una breve autobiografia destinata a Cécile de Rogendorf dove ripercorre le tappe fondamentali della sua esistenza: dagli studi giovanili alle esperienze fallite come sacerdote, soldato e perfino violinista.
Ma non manca, naturalmente, uno degli episodi più celebri della sua vita: l’arresto e la spettacolare evasione dalle prigioni dei Piombi, avvenuta nel 1756.
Il racconto della rocambolesca fuga Histoire de ma fuite des prisons de la République de Venise, qu’on appelle les plombs, fu pubblicato a Praga nel 1788.

 

Contributo alla bibliografia di Giacomo Casanova

In una delle sue visite nelle biblioteche veneziane Ravà si imbattè quasi per caso in alcuni sconosciuti e rarissimi opuscoli – gli Opuscoli Miscellanei e il Messager de Thalie – pubblicati da Casanova per pubblicizzare gli spettacoli di una compagnia teatrale di comici
francesi che recitavano al teatro sant’Angelo di Venezia.
Spinto anche dall’amico Brockhaus, editore di Lipsia, Ravà decise allora di intraprendere un progetto ambizioso: scrivere, per la prima volta, una biografia completa e una bibliografia esauriente delle opere di Casanova.

 

Memorie e fortuna

Quando comparirono per la prima volta, negli anni Venti dell’Ottocento, le Memorie o Historie de ma vie di Casanova fecero subito scalpore. Non tanto per stile o forma, quanto per il contenuto: racconti ricchi di dettagli privati e segreti che rischiavano di rivelare più di quanto la morale fosse pronta ad accettare.
Allo stesso tempo, però, affascinarono il pubblico dell’epoca che, sempre più attratto dai retroscena della vita dei personaggi famosi, vi ritrovava esattamente ciò che cercava: debolezze, scandali, confessioni proibite. È questo un gusto nato con la letteratura licenziosa del Settecento e che trova nuova linfa in queste pagine “pericolose”.
Chi si imbatte nel manoscritto, dunque, capisce subito il potenziale editoriale del testo e decide di metterci mano per renderlo idoneo alla pubblicazione.
È il caso dell’editore tedesco Brockhaus, che intuisce l’affare e si muove su più fronti: affida al letterato e giornalista Wilhelm von Schütz la traduzione in tedesco dal francese, chiedendogli anche di emendare il testo con tagli e correzioni, e testa inoltre l’interesse del mercato internazionale pubblicando anticipazioni e recensioni in diverse lingue: tedesco, francese, polacco, inglese e italiano.
Infine, prende una decisione che contribuisce a far crescere ulteriormente la curiosità attorno all’opera: chiude in cassaforte il manoscritto originale, rendendolo inaccessibile al pubblico per oltre un secolo. Sarà reso disponibile solo nel 1960, ma nel frattempo il mito era già nato.

 

La mostra è visitabile dal 29 agosto al 2 novembre 2025, con l’orario e il biglietto del Museo.