Museo di Palazzo Palazzo Mocenigo

Palazzo Mocenigo

L'IMMAGINE TRANSPITTORICA. FOTOGRAFIA NEUROSCIENZE A.I.

Conferenza

L’IMMAGINE TRANSPITTORICA.
FOTOGRAFIA NEUROSCIENZE A.I.

L’immagine nella sua dimensione neuroestetica attraverso il linguaggio transpitttorico, l’A.I. , la fotografia negli orizzonti interattivi sensoriali

Lunedì 29 gennaio 2024, ore 16.30
Venezia, Museo di Palazzo Mocenigo

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Incontro con l’artista Moor Gianluca Balocco
e presentazione del volume In principio l’indeterminazione dell’immagine

Intervengono
Elio Grazioli, Scrittore critico d’arte
Goriano Rugi, MD: Psichiatra Psicanalista con funzioni di training I.I.P.G.
Jacopo Scarpa, Storico ed esperto d’arte
Nicola De Pisapia, Professore di Neuroscienze Trento

Moderano
Chiara Squarcina, Dirigente Area Attività Museali, Fondazione Musei Civici di Venezia
Chiara Modica Donà Dalle Rose, Presidente Fondazione Donà dalle Rose Venezia


 

Gianluca Balocco – Moor, artista di adozione veneziana e residente in Toscana, presenta in anteprima il recente volume/pamphlet In principio l’indeterminazione dell’ immagine – Ed. Crowdbooks, dedicato all’intensa ricerca degli ultimi cinque anni focalizzata sul concetto di “indeterminazione dell’immagine” attraverso una reinterpretazione neuro estetica della percezione della realtà. Un legame immaginario tra Moor, Tintoretto e Turner in una nuova opera atemporale, sistemica e quantistica.

Le opere trans-mediatiche di Moor diventano dispositivo percettivo complesso che dialoga con la mente dell’osservatore in modalità diverse. Immagini che appartengono a paradigmi linguistici differenti convivono oggi in una dimensione percettiva che unisce le realtà digitali a quelle analogiche fino alle nuove frontiere della rappresentazione virtuale generata dalla AI.
Le opere dell’artista si disvelano sia come tableau vivant in continua trasformazione, generando un’esperienza estetica sensoriale connessa alle aree cerebrali attraverso sensori oculometrici, sia come sorprendente pittura catturando e riproducendo le superfici materiche di opere del passato come ready-made in 3D.

Tecnologie e linguaggi differenti si intrecciano e ci sollecitano portandoci nella nostra dimensione spirituale percettiva.
L’opera diventa coesistenza di molti punti di vista possibili, riflessi nell’esperienza.
In linea con questa filosofia il dialogo verterà sulla complessità dei vari livelli di lettura delle opere di Moor le cui immagini stranianti sono visibili nel Pamphlet.

L’opera immersiva estetica Venice Skin, creata dall’artista sulla sua piattaforma The4thdimension experience, presenta Venezia come indiscussa protagonista attraverso la sua “pelle”.
Grazie ad evoluti dispositivi tecnologici lo sguardo dell’osservatore viene messo in connessione con le polisemantiche superfici della Serenissima. L’intuizione dell’artista nasce dalla volontà di condurre l’osservatore nelle profondità di opere uniche come L’Origine d’Amore del Tintoretto e nei misteri delle “sconte veneziane” più segrete.
L’opera VENICE SKIN racconta la dimensione del tempo della Serenissima attraverso le sue superfici materiche o riflesse, quelle architettoniche e quelle spontanee. Dagli affreschi ai murales, dall’architettura ai giardini, dal fascino delle forme complesse al degrado.

Il più recente innovativo lavoro Caduceo risveglia invece la materia pittorica nel grembo digitale della dimensione della fotografia e della AI. Il ciclo “Floating Eros”, a cui appartiene, si ispira al primo Rinascimento dove l’eros e il suo immaginario trovarono un equilibrio estetico tra ideale storico e tensione immaginaria.
L’opera Caduceo si cala nell’esperienza reale. L’intenzione dell’artista è infatti quella di far ritrovare alle immagini digitali la loro dimensione tattile e materica attraverso la riproduzione tridimensionale della superficie pittorica di una tra le più inquiete e dibattute tele di Turner.

Tratto dal contributo di Elio Grazioli sul volume/pamphlet:

“Entrare percettivamente dentro l’immagine, esserne chiamati e modificarla in base alla propria interazione visiva, o visione interattiva, significa non più solo guardare ma essere coinvolti in una modalità globale che fa sentire sensi e sensi, se mi si permette il gioco di parole, agire in modo singolare, diverso, tanto da suggerire appunto un salto di una dimensione.
Già Marcel Duchamp aveva suggerito che l’erotismo non solo non è la sessualità, ma è una sorta di spia psicosomatica di un passaggio dimensionale, di cui indagava, non tanto o non solo concettualmente, in senso riduttivo, come a lungo gli è stato rimproverato, ma pulsionalmente, olisticamente, le ricadute sulla concezione dell’arte, che diventasse a sua volta multidimensionale.”

 

Ingresso su invito fino ad esaurimento posti disponibili