Museo di Palazzo Palazzo Mocenigo

Palazzo Mocenigo

Percorsi museali

Percorsi dedicati al profumo

La nuova sezione del profumo, fortemente voluta da Mavive, azienda veneziana della famiglia Vidal, partner principale dell’operazione e artefice di un vero e proprio atto di mecenatismo volto a riaffermare il profondo legame con la città di Venezia, nasce per arricchire il percorso espositivo al primo piano nobile del Museo di San Stae. Nelle cinque sale dedicate al profumo, perfettamente integrate nelle suggestioni espositive di tutto il museo, strumenti multimediali ed esperienze sensoriali si alternano in un inedito percorso di informazione, emozione, approfondimento.
Un video illustra il ruolo di Venezia nella storia del profumo, una sala evoca il laboratorio di un profumiere cinquecentesco (muschiere). Sono esposti e si illustrano materie prime e procedimenti, mentre una mappa olfattiva descrive le “Vie delle Spezie” percorse dagli antichi veneziani. Viene presentata poi una straordinaria collezione di flaconi e boccette porta-profumo della Collezione Monica Magnani, composta da portaprofumi di diverse epoche, materiali, provenienze e tipologie. Infine, la visita si conclude con la possibilità di sperimentare, attraverso alcune stazioni olfattive, le grandi “famiglie olfattive” dalle quali nascono tutti i profumi.

 

Sala 13. Inizia da questa sala la sezione del museo dedicata a un particolare aspetto della storia del costume veneziano, quello del profumo. Un video (proposto in tre lingue in successione) introduce alla storia veneziana del profumo. Alle pareti, dipinti provenienti dalle collezioni del Museo Correr e di Ca’ Rezzonico, tra cui un Autoritratto di Lorenzo Tiepolo (Venezia, 1736 – Madrid, 1776), il Ritratto di Angelo Correr di pittore veneto (sec. XVIII) e Busto femminile, di ambito veneto (sec. XVIII).

Sala 14. La sala evoca il laboratorio quasi alchemico del profumiere, muschiere, depositario fin dal Cinquecento di tecniche e ricette per la fabbricazione di saponi, olii, paste, polveri e liquidi per profumare cose, persone, abiti, guanti, ambienti. Notevole il cinquecentesco erbario di Pietro Andrea Mattioli, che illustra, tra l’altro, la tecnica della distillazione. Costoso e ricercato, il profumo necessita di materie prime spesso rare ed esotiche, di origine vegetale come il benzoino e la cannella, o animale come lo zibetto e l’ambracane. Un pannello a parete con una mappa annusabile propone qui le ammalianti e impervie vie percorse dagli antichi veneziani per procurarsele. Strumenti otto/ novecenteschi, originali o ricostruzioni, – come quella dei telai per estrarre dai fiori gli olii essenziali (enfleurage), o come il cassone pieno di sapone bianco di Venezia a impasto freddo colato con procedura antica – consentono di cogliere l’atmosfera un po’ magica e un po’ industriale di questa grande tradizione. Ci si riferisce anche al mortaio industriale in bronzo di manifattura tedesca del 1921 (Collezione Storp, Monaco), o al distillatore in rame e ferro di manifattura francese, dell’inizio del XX secolo (Collezione Craesens, Milano).

Sala 15. La sala è dedicata ancora alle materie prime e alle tecniche di produzione. I volumi esposti – uno dei quali consultabile virtualmente grazie a un totem interattivo – stampati per la prima volta a Venezia a metà Cinquecento, svelano i “segreti” di un’arte profumiera che è anche cosmetica, medicina, scienza e magia. Sono qui esposte inoltre alcune “vere” materie prime, molte delle quali citate negli antichi ricettari qui presentati, e altre rarissime come il muschio ricavato da certe ghiandole animali, o la preziosa ambra grigia – secrezione intestinale del capodoglio.

Sala 16. Tre vetrine, tre secoli, tre modi diversi di vivere ed intendere il profumo e i suoi contenitori  in termini culturali, estetici e sociali.

Vetrina 1: Lo splendore del ‘700 
Nel XVIII secolo il profumo è ancora risevato a pochi eletti, privilegiati da un titolo e dalla loro posizione sociale: i flaconi sono quindi piccoli e preziosi per contenere quantità limitate di balsamo odoroso o di fragranze molto concentrate. Sono fatti con materiali preziosi o esotici che un abile artigiano/artista plasma infondendo loro tutta la sua maestria e la sua fantasia, spesso seguendo i desiderata della persona alla quale sono destinati e che li esibirà come status symbol della sua agiatezza e della sua raffinatezza, spesso indossandoli come veri e propri gioielli. Oltre ai consueti metalli nobili come oro e argento (particolarmente ricca la produzione di scatole da profumo tedesche), troviamo tartaruga, madreperla, pietre dure, vetri e soprattutto porcellana, recente conquista europea di questo secolo, declinata nelle forme più diverse. I modelli classici delle statuine prodotte dalle grandi manifatture come Meissen, Chelsea, Capodimonte, Sevres, solo per citarne alcune, diventano piccoli contenitori di profumo conosciute dai collezionisti con il curioso nome di Girl-in-a-swing da una figurina prodotta in Inghilterra da Charles Gouyn attorno al 1750 che raffigura appunto un ragazza in altalena.

Vetrina- armadio 2: Le trasparenze dell’800
L’ascesa della borghesia aumenta notevolmente il numero di coloro che utilizzano il profumo come tocco finale di una migliore igiene personale: l’800 è il secolo dell’acqua di colonia che riempiva grandi flaconi in vetro colorato e/o sfaccettato posti sulle toelette delle signore con altri contenitori destinati alla bellezza. Europa e Stati Uniti gareggiano nell’offrire bottiglie sempre piu appariscenti e importanti, decorate in oro, con forme sinuose e vetri opalini o spessi cristalli. La Boemia guida questa ascesa a fronte di Murano che vive una profonda crisi e di nuove realtà, come gli Stati Uniti, che cercano di rispondere alle richieste del mercato interno. I mastri vetrai viaggiano e con loro tecniche e stili, al punto che diventa difficile, e in alcuni casi impossibile, un’attribuzione sicura di molte bottiglie di profumo, tanto i modelli sono diventati simili tra loro. Nei flaconi di piccole dimensioni i tappi in metallo o in argento ci danno qualche indicazione in più, ma nei contenitori fatti esclusivamente in vetro, quasi sempre senza marchi, solo alcuni decori o alcune forme particolari ci concedono qualche indizio. Immergersi in questo mondo trasparente e luminoso dei flaconi  ottocenteschi in vetro è però piacevole, al di là della giusta collocazione nel tempo e nello spazio, grazie allla grande varietà del prodotto finale. 

Vetrina 3: Lo stile unico del ‘900
Nel XX secolo il profumo si avvia a diventare prodotto di massa: come allora creare qualcosa di desiderabile ed elitario, destinato a consumatori facoltosi? La risposta è in un mix che darà origine ai profumi più iconici di tutti i tempi: la combinazione tra una firma esclusiva nel mondo della moda, un  design famoso del mondo del vetro e un grande naso. Quest’ultimo è un creatore di profumo che inventa perfetti accordi di essenze che, proprio in questo periodo, vengono riconosciute e raggruppate nelle famiglie olfattive, alcune delle quali (come Fougere e Cyprie) devono il proprio nome a profumi di grande successo del tempo. Un nome su tutti simboleggia il design del vetro dei primi ‘900: René Lalique.Con lui la bottiglia di profumo commerciale (vale a dire con una marca specifica) diventa oggetto di lusso, simbolo riconoscibile di una casa profumiera, ma anche di uno stile raffinato e prezioso. I flaconi creati da lui e da altri deigner come Depinoix e Viard sono l’oggetto del desiderio di tantissimi collezionisti, in quanto oggetti senza tempo che mantengono intatto il loro fascino.

Sala 17. Il grande tavolo in questa sala presenta in 24 contenitori altrettante essenze che contribuiscono alla formazione di sei delle principali famiglie olfattive, una sorta di classificazione dei profumi sulla base degli elementi che li compongono. I visitatori possono “sperimentare” le fragranze e approfondire l’approccio a questo mondo inebriante grazie a schede interattive.
Al centro del tavolo, proveniente dal Museo del Vetro di Murano, un Piccolo trionfo in vetro soffiato lavorato a mano libera, di ambito veneziano, secolo XVIII.

Sale 18 e 19. Nella prima delle due sale spicca il raro Organo del profumiere in legno di noce intarsiato del XIX secolo (Collezione Vidal), straordinario strumento di lavoro per inventare profumi a partire dagli oltre duecento olii essenziali contenuti nei flaconcini disposti ad anfiteatro.
Il piccolo spazio della sala 19 ospita invece due opere di soggetto religioso appartenenti a Palazzo Mocenigo, così come gli arredi settecenteschi, e un ritratto femminile proveniente dalle collezioni del Museo Correr.