Museo di Palazzo Palazzo Mocenigo

Palazzo Mocenigo

Sale espositive al primo piano

Sala 16

Tre vetrine, tre secoli, tre modi di vivere e interpretare il profumo e i suoi contenitori in termini culturali, estetici e sociali. La selezione qui esposta è in comodato dalla Collezione Storp di Monaco di Baviera.

 

Vetrina 1: lo splendore raffinato del XVIII secolo
Nel Settecento, il profumo è ancora riservato a pochi eletti clienti, privilegiati da un titolo e dalla loro posizione sociale.
I flaconi sono piccoli e preziosi e contengono quantità limitate di balsamo odoroso o di fragranze molto concentrate.  Sono creati con materiali preziosi o esotici che un abile artigiano/artista plasma infondendovi maestria e fantasia, spesso seguendo desideri e capricci del committente che li esibirà come simbolo di agiatezza e raffinatezza, spesso indossati come veri e propri gioielli.
Oltre ai consueti oro e argento, si trova tartaruga, madreperla, pietre dure, vetri e soprattutto porcellana, recente conquista tecnologica europea, declinata nelle forme più diverse.
I modelli classici delle statuine prodotte dalle grandi manifatture di Meissen, Chelsea, Capodimonte e Sèvres, per citare le più famose, diventano piccoli contenitori da profumo conosciuti dai collezionisti con il curioso nome di Girl-in-a-swing, tratto da una figurina inglese realizzata da Charles Gouyn attorno al 1750 e raffigurante appunto una ragazza sull’altalena.

Vetrina 2: le solide trasparenze del XIX secolo
L’ascesa della borghesia aumenta notevolmente il numero di coloro che utilizzano il profumo come tocco finale per una migliore igiene personale.
L’Ottocento è il secolo dell’acqua di Colonia che colma grandi flaconi in vetro colorato, spesso sfaccettato, posti sui ripiani delle toilette assieme ad altri articoli da cosmesi.
Europa e Stati Uniti gareggiano nell’offrire bottiglie sempre più appariscenti e importanti, decorate in oro, con forme sinuose e vetri opalini o spessi cristalli.
La Boemia guida l’ascesa a fronte di Murano, in profonda crisi, e di nuove realtà come gli Stati Uniti, che cercano di soddisfare il mercato interno.
I maestri vetrai viaggiano e con loro tecniche e stili, al punto che diventa difficile, talvolta impossibile, un’attribuzione sicura, tanto i modelli sono simili tra loro.
Nei flaconi di piccole dimensioni i tappi metallici possono fornire qualche indicazione in più, mentre per i contenitori esclusivamente in vetro, quasi sempre senza marchi, solo alcuni decori o forme particolari concedono qualche indizio.

Vetrina 3: lo stile unico del XX secolo
Nel XX secolo il profumo si avvia a diventare prodotto di massa. Come creare allora un prodotto elitario?
La risposta è in una miscela che dà origine ai profumi più iconici di sempre, combinazioni tra una firma esclusiva della moda, un celebre designer del vetro e un grande naso, ovvero quel creatore di profumo che inventa perfetti accordi di essenze che, proprio in questo secolo, vengono raggruppate in famiglie olfattive, delle quali Fougère e Chypre devono il proprio nome a profumi di grande successo.
Un nome su tutti simboleggia il design del vetro degli inizi del secolo: René Lalique.
Con lui la bottiglia di profumo commerciale, vale a dire con una marca specifica, diventa oggetto di lusso, simbolo riconoscibile di una casa profumiera, ma anche di uno stile raffinato e prezioso.
I suoi flaconi o di altri designer, come Depinoix e Viard, sono oggi l’oggetto del desiderio di tantissimi collezionisti, in quanto oggetti artistici senza tempo che mantengono intatto il loro fascino.