La sala rievoca l’atmosfera di un laboratorio da profumiere, anticamente conosciuto come muschiere, depositario di tecnologie e ricette per creare saponi, oli, paste, polveri e liquidi per profumare stanze, corpi, abiti e accessori.
Dagli ultimi decenni del Quattrocento sorse in Italia una nuova attenzione per la cosmesi femminile e si stamparono, specialmente a Venezia, numerosi ricettari e trattati basati su quelli medievali, ancora eterogenee commistioni di medicina e cosmesi, arte e scienza, farmacopea e magia. Il volume Notandissimi secreti dell’arte profumatoria del veneziano Giovanventura Rossetti, autore anche del Plichto sull’arte tintoria, è considerato invece il primo vero trattato di profumeria, pubblicato postumo a Venezia nel 1555 ma scritto prima del 1549.
Nella sala, disseminata di alambicchi, vari contenitori e albarelli da farmacia, troneggia sul tavolo una riedizione veneziana del 1570 dei Commentarii in sex libros Pedacij Dioscoridis Anazarbei de Medica materia […]. Opera di Pietro Andrea Mattioli (1501-1578), è il più noto testo botanico-farmaceutico del Cinquecento contenente i commenti all’opera medica di Dioscoride Pedacio, nozioni popolari e le virtù medicinali di centinaia di piante allora inedite.
Il pannello a parete è una mappa olfattiva che ripercorre gli itinerari percorsi dai mercanti veneziani per procurarsi le materie prime tramite le fitte reti commerciali dei convogli navali messi in assetto dallo Stato veneziano, conosciute come mude, assai decisive per il commercio e per fare di Venezia una delle capitali della profumeria occidentale.