Gabriella Belli, nel suo vasto programma di rinnovamento dei Musei Civici Veneziani, ha giustamente incluso il Palazzo Mocenigo a San Stae, che ha ospitato per anni un Museo del Costume. L’obiettivo era quello di trovare una nuova immagine, di dare nuova vita a un luogo che nel tempo si è andato ricoprendo di polvere. Ne ha parlato con me e col suo noto potere di seduzione e persuasione mi ha facilmente convinto ad accettare l’incarico.
Ho subito cominciato ad esplorare l’edificio e a studiarlo in ogni dettaglio. Avevo a disposizione l’intero primo piano nobile. L’ultima discendente dei Mocenigo, la Contessa Costanza, l’aveva adattato al suo stile di vita, alterandone notevolmente lo stato originale. Altre mutazioni si sono operate per conformare questo spazio a museo del costume. Il vecchio percorso museale si limitava a sole otto sale. Il nostro progetto ne include, oltre al portego, altre nove e attinge materiale inedito al fondo costumi e alla collezione di tessuti antichi delle Fondazioni Cini e Correr, custoditi dalla Direttrice Chiara Squarcina con competenza e passione assolute, oltre a proporre una nuova sezione dedicata al profumo, dovuta al mecenatismo della Famiglia Vidal.
Ma prima di tutto era indispensabile che il grande contenitore cambiasse pelle. Occorreva trovare una nuova unità stilistica e a questo scopo risolutiva è stata la creazione di un particolare tessuto, del quale ho inventato il disegno unico, ma coniugato in diverse combinazioni cromatiche per ogni sala, uscito dai telai di Rubelli. Gli arredi sono stati selezionati fra quelli esistenti nelle varie sale, secondo una valutazione qualitativa, recuperandone altri confinati nei granai del palazzo. Tutti sono stati sottoposti alle cure dei restauratori e dei tappezzieri. Naturalmente si è dovuto integrarli trovando nuovo prezioso materiale nelle riserve del Museo Correr e in quello del Vetro a Murano. Abbiamo potuto contare sulla generosità del Guardian Grande della Scuola di San Rocco che ci ha affidato una serie di bellissimi oggetti d’Arte.
Nelle sale totalmente rinnovate sono presentati i costumi, una selezione di abiti del Settecento con particolare attenzione all’ambiente veneziano, una scelta di frammenti di tessuti antichi, una raccolta di preziosi vetri rinascimentali, l’evocazione di un laboratorio di alchimia attraverso una esposizione di strumenti per distillare i profumi, una collezione di rari flaconi di epoche diverse, provenienti dal muranese Museo del Vetro e dalla Collezione Drom di Monaco di Baviera. Ma non basta. Si doveva dare coerenza stilistica ed estetica alla successione delle stanze. Occorreva evitare la pedanteria di una ricostituzione filologica, operando con ironia per trovare una filosofia in questa ambiziosa operazione. Ritrovare l’atmosfera incantata del vecchio Palazzo veneziano, fastosa ma anche un po’ malinconica, metafisica nella presenza quasi ossessiva di manichini vestiti in fogge desuete come fantasmi nella luce fioca delle candele,fragrante di profumi ammalianti.
Mi piace immaginare che ogni visitatore, entrando in questa dimora completamente trasformata, possa sentirsi affascinato e a proprio agio in queste stanze ritrovate, con l’impressione rassicurante che siano sempre state così.
Pier Luigi Pizzi (Architetto allestimento Palazzo Mocenigo)